Si sta per concludere tra qualche ora la tornata elettorale amministrativa. Elezioni nelle quali doveva prevalere l’aspetto locale del voto, ma che sono state caricate, come purtroppo di consuetudine, di significati estranei alla contesa. E’ vero che le amministrative sono sempre un termometro della tenuta delle forze politiche che governano il paese, ma la continua esasperazione e soprattutto il fare entrare nella campagna elementi tipici delle elezioni politiche condanna i cittadini a dovere votare più per una questione di fiducia, o di ideologia, che in base ai programmi. Forse con queste elezioni, almeno in alcune città, questa tendenza si è invertita. Anzitutto bisogna dare atto che laddove sono state celebrate primarie per la scelta del candidato sindaco (nel centrosinistra ovviamente, nel centrodestra non si elegge nessuno) ci sono state campagne che hanno motivato di più l’elettorato del centrosinistra e che sono stati lanciati sull’arena politica nuove facce, come a Cagliari o a Iglesias, oppure outsider come Pisapia o Merola oppure confermati leader di caratura nazionale come Fassino. Tutti candidati legittimati dalle primarie. Si vinca o si perda, di questi candidati non si potrà mai dire, come invece ha detto Berlusconi dei suoi, che ” le elezioni non sono andate bene per via della qualità dei candidati”. I nostri, belli o brutti, c’è li siamo scelti e quindi o si vince o si perde insieme. A Napoli invece, dove le primarie sono finite in un pasticcio, il centrosinistra arranca e Luigi De Magistris forse avrà qualche possibilità di farcela. A Napoli dove Vendola ha fatto autocritica, così come Ranieri del PD, perché dalle primarie pasticciate si è usciti con un candidato imposto dai vertici che non è arrivato al secondo turno. Qualcosa di simile sarebbe probabilmente successo a Milano se non fossero state “imposte” dai sostenitori di Pisapia le primarie . Sono prove generali di nuove geometrie di coalizione in vista delle prossime (tra 6 mesi, 1 o 2 anni) elezioni politiche. Quando si arriverà al dunque si sentiranno, come già si sentono, le voci che consigliano la svolta moderata (considerando il moderatismo un valore in se a prescindere) di alleanze con il Centro che escluda ovviamente le primarie. Dall’altra parte, la voglia di creare un asse riformista (il riformismo è già un programma di governo) incentrato sul PD, IDV e SEL attorno al quale aggregare altre forze. Vergognandovi un po tutti dalla brutta figura che ha fato Berlusconi con Obama, non riusciamo però a vedere le nostre di contraddizioni e di “vergogne”. In Europa i due campi, quello progressista e quello conservatore, sono ben distinti e spesso vede come antagonisti forze che fanno riferimento al PSE o al PPE. In Italia la mancanza di coraggio del centrosinistra nello scegliere il campo entro il quale sviluppare la propria azione politica è notevole. Un campo riformista, cioè che si ponga come obiettivo riformare in senso progressista la società e l’economia, non può scindere i diritti civili da quelli sociali ed economici. Fanno parte di uno stesso pacchetto. Noi vorremo invece condividere i diritti sociali, ma non discutere di quelli civili per “non ferire sensibilità”. E’ questo non esiste in nessun altro paese europeo, nei quali le diverse “sensibilità” esprimono blocchi politici raramente alleati. Il PSOE spagnolo, che ha rovinosamente perso le elezioni amministrative con i popolari, non si sogna nemmeno di allearsi con altre “anime”, semplicemente si metterà al lavoro per elaborare una nuova proposta politica e aprire a una nuova classe dirigente finché ritornerà ad essere maggioranza. Sappiamo che in Italia le cose non sono mai lineari e che a Roma non ha sede soltanto il Governo Italiano, ma il maggioritarismo a qualsiasi costo, rischiando di generare governi paralizzati dai veti incrociati come successo con l’ultimo Governo Prodi devono ormai fare parte soltanto dei libri di storia.
In conclusione, con queste amministrative si conferma il metodo delle primarie, da estendere alle politiche finché non sarà modificata la legge elettorale e si tornerà al voto di preferenza. E’ un grande passo in avanti e deve essere difeso come una conquista dalla quale non tornare indietro. Diamo atto anche del giusto atteggiamento dei candidati sindaci e dei leader nazionali del Centrosinistra tutto che non hanno accettato le provocazioni e continuato a parlare sempre dei problemi delle città nelle quali si votava. Primarie, rispetto dell’elettore e partecipazione sono tre elementi da non trascurare quando saremo chiamati alla lotta per porre fine definitivamente agli anni del berlusconimso.
Alfredo Somoza