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Il 25 giugno 1876 i guerrieri Sioux e Cheyenne guidati da Toro Seduto sterminarono presso il fiume Little Bighorn il Settimo Cavalleggeri del generale Custer. Era simbolicamente l’ultima vittoria di un popolo che stava scomparendo, incalzato da un modello di vita e di sviluppo che aveva bisogno di quantità illimitate di terre, di minerali, di acqua, di animali. I discendenti dei guerrieri di Toro Seduto vivono oggi in riserve del Nord e Sud Dakota con speranze di vita da Terzo mondo, decimati dall’abbandono, dall’alcolismo, dalla disoccupazione, dall’essere stati sconfitti dalla storia. Il Dakota è stato questo nella storia americana: una terra di grandi lotte e di grandi sofferenze. Oggi qualcosa sta cambiando velocemente grazie alla scoperta di importantissimi giacimenti di Shale gas, l’ultima frontiera nell’estrazione di energia fossile. Con una tecnica molto contestata dagli ambientalisti, si frantumano in profondità dei particolari scisti argillosi che al loro interno contengono gas metano. Questo processo, detto fracking o fratturazione idraulica, è alimentato da milioni di litri d’acqua mescolata ad agenti chimici che vengono iniettati ad alta pressione nel sottosuolo per spezzare le rocce. Solo metà del liquido utilizzato viene recuperato e smaltito, il resto rimane nel sottosuolo. C’è inoltre il sospetto che questa tecnica di frantumazione delle rocce in profondità possa incidere sulla sismicità e infatti non viene utilizzato in zone ad alto rischio di terremoti. I Paesi nei quali si trovano i maggiori giacimenti di Shale gas sono Canada e Stati Uniti, Argentina e Paraguay, Sudafrica e Algeria, Germania e Francia. Se da un giacimento tradizionale si riesce a recuperare il 70% del gas presente, dagli scisti si recupera a malapena il 30%, con la conseguente dispersione nell’atmosfera di grandi masse di gas. Ma tanto basta in un mondo nel quale, senza troppo clamore, la scorta di energia fossile volge progressivamente alla fine. Ormai il petrolio viene estratto da giacimenti marini situati a migliaia di metri di profondità e il gas si recupera frantumando rocce del sottosuolo. Nel vero senso del concetto, stiamo raschiando il fondo del barile, ma culturalmente ci sembra scontato che ci sia l’energia elettrica per le lampadine, il gas per il riscaldamento, la benzina per la macchina. Nel mondo che verrà saranno vincenti non gli Stati oggi ricchi di petrolio o di gas, ma quelli che per tempo avranno investito sulle fonti rinnovabili e spezzato la dipendenza dagli idrocarburi, che nel frattempo saranno sempre più rari e costosi. Nella Riserva di Pine Ridge, le donne Sioux Lakota hanno iniziato una lotta perché vengano cacciate via dalla riserva le quattro fabbriche di alcolici che speculano sulla disgrazia del loro popolo. Dicono queste donne che non c’è futuro se viene distrutta la loro terra e che la prima cosa da fare è liberare gli indiani d’America dal torpore dall’alcol nel quale sono stati indotti perché non vedessero e non sentissero che cosa succedeva alle praterie dove una volta correva libero il bisonte. Questo orgoglio residuo di un popolo che considera la terra come la propria madre e al quale, dopo il furto delle praterie, verrà sottratto anche il sottosuolo interessa tutti noi. Senza terra non c’è futuro per l’umanità  e chi la sfrutta per motivi economici sta superando la soglia di non ritorno. I Sioux Lakota stanno dissotterrando l’ascia di guerra, ma da soli non possono farcela.

Alfredo Somoza per Esteri (Popolare Network)