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In casa Mariani l’allegria si è spenta come le luci del Natale appena passato. Quello che era stato il risultato positivo dell’esame di compatibilità genetica di un’azienda privata è stato smentito dal responso ufficiale della Banca Nazionale dei dati Genetici, nata a corollario di decenni di lotte delle Abuelas de Plaza de Mayo per garantire il diritto all’identità degli oltre 500 bambini sequestrati ai loro genitori dai militari negli anni ’70. La nipote ritrovata numero 120 doveva essere Anahì, la cui nonna era la storica militante dei diritti umani María Isabel “Chicha” Mariani, prima presidente di Abuelas e responsabile del ritrovamento di 66 nipoti sequestrati. La fotografia di Maria abbracciata a quella che credeva sua nipote diffusa ieri su Facebook valeva più di mille discorsi dopo 39 anni di ricerche, ed era riuscita a fare superare le divisioni politiche in un’Argentina ancora reduce delle elezioni presidenziali. Così invece non era, e Chicha Mariani continuerà ancora a lottare per ritrovare la nipote strappata alla sua famiglia quando aveva appena 3 mesi, mentre quella donna che si pensava fosse sua nipote continuerà a cercare ancora la sua vera identità. Una storia tragica lunga 4 decenni che non si riesce a chiudere, una ferita che ancora sanguina, una beffa del destino che nel suo capriccio ha permesso a due donne di credere, ma soltanto per il giorno di Natale, che erano quella famiglia che la furia criminale del totalitarismo aveva spezzato 40 anni prima.

 

Alfredo Somoza per Radio Popolare

 

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Potrebbe sembrare un racconto di Natale, ma invece è il frutto di decenni di lotta per la verità e la giustizia. Ieri è stata confermata a Buenos Aires  l’identità di Clara Anahì Mariani, figlia di Daniel e Diana, sequestrati e fatti scomparire dalla dittatura di Rafael Videla nel ormai lontano 1976. I genitori di Anahì lavoravano in una tipografia clandestina nella martoriata città di La Plata e la nonna, Maria Isabel “Chicha” Mariani, non si è mai arresa fondando e diventando la prima presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, la cui attuale Presidente, Estela de Carlotto, ha ritrovato il suo nipote appena 2 anni fa.

Anahì è il nipote numero 120 che ha potuto ritrovare la sua identità grazie al lavoro instancabile delle nonne che riuscirono a far nascere il banco nazionale del DNA delle persone scomparse grazie al quale si può avere un raffronto scientifico certo quando si ha sospetti sulle proprie origini.

Il diritto all’identità è oggi un pilastro dei cosiddetti nuovi diritti dell’uomo che con fatica si vorrebbe affermare nel mondo, ma rimane un miraggio per milioni di persone vittime di regimi, cartelli criminali o conflitti. Oggi a Buenos Aires una famiglia che si ritrova dopo 4 decenni sta vivendo finalmente la sua storia di Natale che ci racconta una pagina nera della storia sudamericana insieme e un’altra bellissima e piena di speranza sulla giustizia che ogni tanto riesce a vincere.

Alfredo Somoza per Radio Popolare

 

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