Niki Vendola, intervistato oggi dal Corriere della Sera, lancia l’idea del soggetto unico della sinistra, insieme al PD, per poi allargare le alleanze al Centro. Un discorso simile a quelli fondazionali del PD, che tra gli obiettivi si poneva proprio quello di rappresentare il centrosinistra diffuso per poi negoziare con centro e “radicali” . Un disegno che è ancora tutto da dimostrarsi e che rispecchia la visione di Veltroni, post ideologica e post partitica, liquida e mediatica, basata sui testimonial e “facce nuove”. Un’insieme di stimoli e di icone che sa più di sommatoria che di sintesi, un po come Jovanotti nel noto rap nel quale si dichiara seguace di Che Guevara e di Madre Teresa di Calcutta!
Ed è questo il punto per quanto riguarda il PD, cos’è questo partito, dove si colloca internazionalmente, a quali ceti si sente più vicino, quali sono i principi negoziabili e quelli che non lo sono, qual’è la sua posizione sul grande tema della laicità dello Stato e dei diritti civili, cosa pensa in economia e in ambiente, come intende riformare il welfare? Tutte domande alle quali non si da una risposta perchè rispondere vorrebbe dire espellere pezzi di partito che si identificano soltanto nell’operazione unificante, ma non totalmente nei contenuti mai chiariti fino in fondo. E’ grande la difficoltà a relazionarsi con un soggetto che, non avendo chiara la propria identità, immagina alleanze e geometrie variabili diverse senza soluzione di continuità. Un partito che un giorno parla di alleanze al centro, l’altro di alleanze con SEL e IDV, per tornare il giorno dopo a chiedere “prove di serietà” a Vendola. Un partito che non parte da un punto fermo, cioè l’alleanza con le altre forze riformatrici della sinistra (SEL e IDV), prima di discutere eventuali alleanze al centro.
Il futuro del PD non è però un argomento che non deva preoccupare chi non fa parte della sua platea di elettori, è il grande tema per il futuro della sinistra italiana. Senza un PD forte non esistono possibilità, almeno oggi, di strappare il governo del paese alle destre. Questa costatazione non deve però stimolarci a buttarci nella loro mischia interna essendo anche SEL un movimento-partito nuovo che ha bisogno di energie e di dibattito. Il travaglio del PD potrebbe avere anche sviluppi che nessuno osa commentare in pubblico, come ad esempio un ritorno alle due forze costitutive originali che stabiliscono un patto elettorale allo stile dell’Ulivo. Soltanto in uno scenario di questo tipo avrebbe senso discutere di un soggetto unificato della sinistra, con un forte ancoraggio nella tradizione socialista e socialdemocratica europea, ma anche in quella ambientalista e libertaria. In un contesto politico del genere si potrebbe definire una piattaforma condivisa per quanto riguarda diritti civili, ambiente, welfare, lavoro. Ma siccome di questo scenario nessuno parla e per ora è semplicemente fantapolitica, tornando a quello odierno, penso sia bene rinforzare, definire e fare conoscere cosa pensa SEL e cosa propone di concreto lasciando perdere operazioni di captazione “dall’alto” che sono sempre per definizione perdenti. La “captazione” degli elettori che oggi votano altri partiti del centrosinistra si ottiene soltanto con i contenuti proposti e con la qualità delle persone che si sceglie per realizzarli. L’esperienza delle primarie e dei sindaci eletti all’ultima tornata penso siano la dimostrazione che quanto più distanti si è dai giochi di palazzo migliori sono i risultati. Alle prossime Politiche SEL eleggerà un numero di parlamentari non indifferente. Pensiamo piuttosto oggi come sceglieremo queste persone, visto che si voterà sicuramente con l’attuale sistema. Quali segnali vogliamo dare, quali temi prioritari difendere in Parlamento. Pensiamo a primarie per i candidati. Oggi una fetta importante dell’elettorato reale e potenziale del centrosinistra è interessato a idee nuove e a come realizzarli. Fa bene Vendola a dire che il “il vecchio welfare non regge”. Avanziamo le nostre proposte per fare capire che è cosa buona tenere in vita un sistema di welfare e come lo si può riformare non per motivi ideologici, ma semplicemente perché le premesse demografiche e sociali sulle quali è stato impostato quello in vigore sono radicalmente cambiate nell’ultimo secolo. Quindi come va riformato: proposte, dati, sostenibilità nel tempo. Come fare e come faremo. Lasciamo il gioco mediatico delle alleanze costruite nei salotti televisivi ai professionisti del bla bla, concentriamoci sul lavoro che ci attende.