Dai tempi dell’Antica Grecia, la polis è materia di riflessione sui rapporti umani in un ambiente costruito artificialmente. La città storicamente ha sottratto risorse al territorio circostante per crescere, per alimentarsi, per scaricare i suoi rifiuti. La città è stata sempre la metafora della modernità da quando l’uomo ha cominciato a interrompere per sempre il nomadismo e a porre le basi dell’abitare insieme in modo stabile.
I tessuti urbani in questi ultimi secoli sono cresciuti perché sono stati terra promessa per i contadini in fuga dalle campagne e in cerca di lavoro. Qui si trova il fulcro dell’aggregazione culturale, economica e politica, un concentrato di servizi alla persona e di offerta lavorativa, producendo spesso però fenomeni di esclusione delle persone che hanno generato forme di devianza sociale tipicamente urbane. Le periferie delle grandi città si sono caricate storicamente dei nuovi arrivati, ma anche di coloro che sono stati respinti dalla città e condannati a vivere ai margini, fenomeno molto meno presente nei piccoli e medi tessuti urbani.
Amministrare la città non è facile in nessun paese al mondo, oggi sappiamo che per garantire l’efficacia dell’operato, è decisivo il livello di partecipazione e condivisione dei cittadini.
Molte città europee hanno introdotto negli ultimi anni una modalità di gestione nata in America Latina negli anni ’90: il bilancio partecipativo. Un meccanismo apparentemente tecnico per condividere con i cittadini alcune scelte sugli investimenti che i comuni si trovano a dover fare, che ha avuto però un effetto moltiplicatore sulla partecipazione alla vita pubblica. A Porto Alegre, a Montevideo, a Rosario, a Bogotà, la partecipazione popolare alle scelte di governo del territorio è stata anche la fucina di nuovi soggetti politici, che in alcuni casi sono arrivati a governare interi paesi. In Europa, e in Italia in particolare, diversi comuni hanno introdotto questi meccanismi partecipativi in tempi di vacche grasse. Ora che i tagli nei trasferimenti dallo Stato agli enti locali e la crisi economica stanno mettendo in affanno tutti i comuni, il nostro compreso, il tema della partecipazione rischia di passare in secondo piano. L’esperienza fatta da altri ci insegna però che è stato proprio in situazione di grandissima crisi economica e sociale che la partecipazione ha dato i maggiori frutti. E questo perché una cittadinanza che partecipa è in grado di attivare le risorse necessarie per superare i momenti difficili e trovare soluzioni non facilmente “pensabili” da pochi amministratori.
Le voci dei predicatori mediatici e dei profeti del “sono tutti uguali” è chiara e forte di questi tempi, ma la risposta non può essere quella di aumentare le distanze tra politica e cittadino, bensì accorciarla. A maggio si voterà in molte città italiane, Vimercate compresa, e il tema dominante sarà quello di far quadrare i conti per potere fare un’opera in più o in meno, per tutelare questo o quel diritto. Quanti saranno i candidati e i partiti che scommetteranno sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica non per tappare i buchi di bilancio, ma per dare una nuova dimensione alla politica del territorio? Quanti si spenderanno per portare dentro le istituzioni le richieste dei cittadini perché diventino fatti e non ispirazione per spettacoli di satira a pagamento?
La partecipazione popolare alla gestione del territorio è difficile e complessa. Non è facile infatti cambiare una cultura politica che per secoli ha escluso sistematicamente le persone dalle decisioni. Dare priorità alla partecipazione attiva dei cittadini è, in tutto il mondo, uno dei principali tratti distintivi delle moderne forze progressiste, e noi di SEL ci crediamo.
Alfredo Luis Somoza
Capolista SEL – Elezioni del Consiglio Comunale di Vimercate
Caro Alfredo, l’analisi mi convince. Quando parli dei “predicatori mediatici” ti riferisci a quello che immagino io?
certo!
Magari uno che ha visto anni fa “Quinto Potere” e ha capito come urlare al momento giusto e vive in LIguria…
Alfredo, una bella analisi, lucida e puntuale. E una proposta, la nostra, che punta sui modelli partecipativi per ridare voce alla politica e non ai politici. Se ci pensi è quasi un paradosso per chi “fa politica”, ma è l’unica strada possibile. Partiamo da buone esperienze fatte, qui a Vimercate. Ci aspetta un bel lavoro. ciao!
Un bel lavoro sì Corrado! L’augurio è che i paradossi di oggi diventino i paradigmi del domani!. Alfredo