Arriva oggi in Parlamento la manovra economica di emergenza del Governo Berlusconi. Come era da aspettarsi, la maggioranza si è totalmente sfilacciata sulle misure di austerità da prendere. Si presenta infatti non un disegno di riforma della spesa pubblica, ma una serie di misure “per tamponare il buco”. Nessun orizzonte, nessuna logica. In 10 anni il Governo Berlusconi non è riuscito ad esempio a darsi una linea, giusta o sbagliata, sulle pensioni. In 10 anni non hanno mai ipotizzato un piano di rilancio dell’occupazione e dell’economia. In 10 anni non hanno mai fatto una simulazione su come potrebbe funzionare, meglio e a minor costo, la pubblica amministrazione. In 10 anni non si è mai ragionato sulla riforma degli enti locali e della politica in generale. In 10 anni non sono stati individuati quei “rami morti” che si potevano tagliare per liberare risorse, come ad esempio la Difesa. In 10 anni non si è mai capito come si potrebbe investire sul futuro dei giovani e su come stabilizzare e rendere il lavoro precario un capitolo nella vita lavorativa delle persone e non una condanna. In 10 anni ci si è fatti belli “tenendo i conti in ordine”. Ma anche l’ultimo degli economisti sa che i conti in ordine sono sì una precondizione per la stabilità di un paese con un debito record, ma che senza crescita non basta. Ci hanno detto negli ultimi 10 anni che Tremonti era un “genio molto apprezzato all’estero”. Ma chi, ma dove? Il vero Tremonti, quello della finanza creativa, sta colpendo ancora con misure a casaccio per fare cassa. Gli enti locali si tagliano in base al numero di abitanti, anche se nei piccoli comuni di montagna (la stragrande maggioranza dei tagliandi) la politica è praticamente volontariato e in tutto si risparmieranno 6 milioni di euro. Si continua a insistere che il contributo di solidarietà colpisce i “ceti medi”. Ma sono “ceti medi” le persone che hanno un reddito annuo superiore ai 90.000 euro? Ma stiamo scherzando? Per questo motivo il contributo rischia di saltare, e quasi sicuramente salterà, perché non colpisce affatto i ceti medi, ma quelli medio-alti e alti. Si vuole aumentare l’IVA? Ecco, la tassa universale che colpisce tutti e che avvicina il paese alla recessione. L’unica misura ipotizzabile in queste ore, una Patrimoniale che permetta di abbassare da subito il debito e recuperare credibilità, viene vista come il fumo negli occhi dal primo contribuente italiano, il Premier, che per solidarietà “di classe” resisterà fino alla fine.
E’ così si sta consumando questa estate tra drammi internazionali, come quello della guerra libica e tutto il suo seguito di disperazione e morte, e la pantomime di una politica che, in questo caso si può ben dire, diventa “inutile” perchè non riesce a assolvere il suo compito: governare, dare speranza, indicare un traguardo. E’ questo lo scandalo della politica italiana oggi, non i privilegi veri o immaginari. Invece la macchina della disinformazione (Libero in testa) ci propone il Menù di Montecitorio come pietra dello scandalo, e non che da quelle Aule non esca una mezza idea di come superare la crisi e tornare a crescere come società. Il contorno dello sbando sono i partitini neofascisti che rialzano la testa, il ritorno alla secessione padana e via stupidando.
Le “cassandre” di 10-15 anni fa, cioè i movimenti che da Seattle in poi hanno denunciato la fine di un modello di economia globale distruttivo e autodistruttivo, oggi vengono superate a sinistra dal Corriere della Sera. Sarkozy parla di Tobin Tax, la Merkel sospende le vendite allo scoperto delle Borse, la Lega difende i Pensionati, Scalfari parla di macelleria sociale. Allora, se siamo d’accordo che così non va perchè si insiste ancora con le ricette recessive e socialmente devastanti dei neoliberisti ? Forse perchè sta morendo un’ideologia, quella dei mercati allo stato brado dei liberisti, senza che si veda una nuova. O meglio, senza che si voglia vedere una nuova. Perchè se ora si coincide, destra e sinistra, sulla diagnosi (mercati impazziti, speculatori perversi, regole da rivedere, ecc.), le ricette elaborate da chi per primo aveva visto bene, continuano a non piacere. Sarà perchè, contrariamente a quanto si è blaterato in questi decenni, le classi esistono ancora eccome! La differenza è che negli ultimi decenni c’è stato un patto politico tra ceti alti e ceti bassi delle società per spingere politiche liberiste, nella convenienza dei primi e nella speranza di partecipare alla festa dei secondi, che oggi comincia a incrinarsi. Così è successo in molti paesi dell’America Latina alla fine degli anni ’90, quando dalle macerie del neoliberismo sono emersi esponenti di una nuova classe politica progressista che ha ripristinato la centralità dei diritti, il ruolo dello stato nell’economia, il non considerare l’educazione e la sanità un “peso morto”.
Noi ci troviamo ancora un minuto prima di questa svolta epocale, ma se riusciamo a tenere a bada la demagogia e a non assecondare il populismo dei pentiti dell’ultima ora, possiamo farcela. Ci vuole testa fredda e superare il complesso di inferiorità che storicamente una parte della sinistra ha avuto nei confronti dei guru del libero mercato. Sono tempi duri, il fallimento dell’ideologia degli ultimi 20 anni è davanti agli occhi di tutti, non è più tempo di negoziare un urgente e necessario riformismo radicale.