Il ritorno dei dinosauri

Pubblicato: 29 giugno 2012 in America Latina
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Il PRI, Partito Rivoluzionario Istituzionale del Messico è stato più che un partito lungo il ‘900, è stata la monolitica colonna portante di un paese che in quel periodo si affermava come potenza regionale. Nato nel 1929 per trovare un posto nelle istituzioni ai rivoluzionari, secondo le malelingue da qui deriva il “rivoluzionario istituzionale”, oppure per garantire la continuità dei principi della rivoluzione messicana, secondo la retorica ufficiale, il PRI è stato il partito-stato dalle mille contraddizioni lungo 70 anni ininterrotti di potere. Solo il PCUS sovietico ha avuto una così lunga storia, con la differenza che però il PCUS è scomparso nel 1991, mentre il PRI sta per tornare al potere tra poche ore.

Il PRI è stato a lungo un partito nazionalista, fortemente statalista, schierato internazionalmente contro gli Stati Uniti e terra di rifugio per i profughi politici del Sud America. E’ stato anche repressore sanguinario delle rivolte studentesche del ’68, casa di tutte le corruzioni, neoliberista e populista. La somma dei vizi e delle virtù dei messicani per decenni. La migliore definizione sul Messico governato dal PRI è stata data dal Nobel Mario Vargas Llosa che lo definiva la “dittatura perfetta”.

Quanto il PRI ha dovuto cedere la mano al conservatore PAN nel 2000 lo fece con lo spirito di prendersi del tempo per riorganizzarsi  in attesa di tornare al potere. Dopo 12 anni, la parentesi si sta chiudendo questo weekend. Nel frattempo il PRI si è rinnovato, almeno generazionalmente, è entrato nell’Internazionale Socialista, e ha ripreso un linguaggio più consono alla tradizione progressista delle origini. Per i messicani, si tratterà di un ritorno a un passato ricordato oggi quasi con nostalgia. Da quando il PRI è all’opposizione il paese è precipitato nella crisi economica e soprattutto ha imboccato una strada di scontro frontale con i cartelli della droga sfociato in una vera e propria guerra civile. I messicani sono oggi sfiancati da uno scontro armato che è costato 5000 vittime negli ultimi 3 anni e stanno perdendo la speranza in un futuro migliore, a differenza della maggioranza dei latinoamericani. Nessuno si sogna che il ritorno al potere del vecchio dinosauro del PRI possa porre rimedio a questa situazione, ma anche senza dirlo, molti voteranno perché “in passato si stava meglio”. Nostalgie di uno stato forte, padrone dell’economia e del lavoro, che ridistribuiva i proventi del petrolio e che rendeva orgogliosi i messicani nel mondo. Una tendenza che non solo in Messico si fa avanti, e grazie alla quale gli avanzi della vecchia politica riescono a riciclarsi. Se a questo aggiungiamo il folklore e le bandiere sventolate di Pancho villa ed Emiliano Zapata, la frittata è fatta. Il PRI che torna al potere è una speranza per tanta parte della vecchia politica, purtroppo difficilmente cambierà in meglio la situazione dei messicani.

Alfredo Somoza per Esteri (Popolare Network)

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