Penisola Valdés, Patagonia, il santuario della fine del mondo

Pubblicato: 17 luglio 2011 in Turismo, turismi
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Le coste deserte e ventose della Penisola di Valdés (Parco Provinciale e Patrimonio dell’Umanità) sono il più grande set naturale per l’osservazione della fauna marina dell’Atlantico meridionale, che qui trova sicuro rifugio durante il periodo dell’accoppiamento. L’incontro più frequente si ha con il pinguino di magellano, che nidifica lungo tutta la Patagonia, comprese le isole subantartiche, e che raggiunge in gran numero le spiagge di Punta Tombo. Sembra che il nome “pinguino” provenga dall’espressione gallese “pen-gwyn” che significherebbe “uccello che non vola”. Secondo una superstizione diffusa tra i marinai inglesi, ospiterebbero le anime dei loro compagni annegati.

Il pinguino maschio è il primo ad arrivare sulla costa, e ritrova con incredibile precisione il nido lasciato da un anno. Lo segue la femmina qualche giorno dopo, accolta dal maschio con una danza. I pinguini magellanici sono alti 60- 70 centimetri, hanno un piumaggio nero sul dorso e bianco sul ventre. L’esemplare adulto presenta dei collari di piumaggio bianco, al contrario del giovane che è grigio e senza collari. Il periodo di riproduzione comincia i primi di settembre e termina a metà aprile. Il nido viene costruito sotto terra, fino a un chilometro dalla costa. Alla fine di settembre la femmina deposita due uova e l’incubazione dura circa 40 giorni. A tre mesi di età i piccoli hanno già il piumaggio giovanile e, una volta indipendenti dai genitori, possono andare in acqua e cominciare ad alimentarsi con il pesce.

La balena australe , detta anche “franca del Sud”, arriva nelle acque dei golfi Nuevo e San José nel periodo compreso tra i mesi di giugno e di novembre, risalendo dall’Antartico, per cercare in queste acque la tranquillità necessaria per l’accoppiamento e la gestazione. Questi golfi offrono l’ambiente ideale per lo sviluppo dei piccoli, grazie alla grande concentrazione di plancton e per la favorevole temperatura dell’acqua. Il periodo di gestazione dura circa 12 mesi, come anche il periodo dell’allattamento. Alla nascita, il balenottero è lungo circa 5 e pesa 600 chili. Consuma 200 litri di latte al giorno, e ogni 24 ore il suo peso aumenta di un centinaio di chili. Le femmine adulte misurano dai 12 ai 14 metri e pesano dalle 32 alle 37 tonnellate. I maschi sono un po’ più piccoli: 10-12 metri, con un peso di 30-35 tonnellate. La balena australe è una specie protetta in pericolo d’estinzione: ne restano all’incirca 3500 esemplari. Durante i mesi di agosto e settembre, si calcola che arrivino a Valdés almeno 500 esemplari. Unico predatore della balena australe, oltre all’uomo che l’ha cacciata per secoli, è l’orca, che attacca anche i leoni e gli elefanti di mare, arrivando in queste acque nei mesi da marzo a maggio.

Le coste della penisola sono infatti il rifugio preferito di numerosi esemplari di elefante marino , che formano una colonia continentale unica al mondo. Il nome è dovuto alle sue caratteristiche fisiche: un lungo naso a forma di proboscide e una mole imponente. Può arrivare a sei metri di lunghezza e quattro tonnellate di peso. L’organizzazione sociale dell’elefante di mare è basata sull’harem e un maschio adulto arriva ad avere fino a venti compagne. Per difendere l’harem e per mantenere il predominio sugli altri, i maschi sono costretti a non abbandonare mai le femmine, anche a costo di lunghi periodi di digiuno e violente battaglie contro gli avversari. Il ciclo riproduttivo comincia nel mese di luglio, con l’arrivo dei maschi che conquistano il loro dominio e aspettano le femmine che giungono solo durante le prime settimane di agosto. La nascita avviene durante i mesi di settembre e ottobre, dopo una gestazione di 11 mesi; ogni femmina può avere un solo cucciolo, che viene allattato per un mese e pesa già 300 chili a poche settimane dalla nascita. Finito l’allattamento può prendere il largo, accompagnato dal padre, e raggiungere grandi profondità (fino a 200 metri), nuotando per migliaia di chilometri.

Con caratteristiche molto simili all’elefante marino è il leone marino del sud. Le sue dimensioni sono molto più ridotte rispetto al primo e un maschio adulto raggiunge 2-3 metri di lunghezza e 300 chili di peso, mentre la femmina pesa circa una sessantina di chili e misura da un metro a un metro e mezzo. A Valdés arrivano verso la fine di dicembre e i piccoli nascono in gennaio e febbraio.

Verso l’interno della penisola Valdés, sull’arida pianura ventosa, si vedono correre timidi gruppi di guanacos, che scappano spaventati da ogni incontro con l’uomo. Il guanaco è un camelide molto diffuso nelle pianure patagoniche, e lo si trova spesso raffigurato in scene di caccia in numerose grotte del sud del paese. E’ stato infatti per molti secoli alla base dell’economia delle popolazioni che abitavano la zona, fornendo carne, lana e pellicce per gli indumenti e le capanne. E’ però rimasto selvaggio, al contrario dei suoi consimili che vivono sulle Ande, il lama e l’alpaca.

Anche il ñandù si può incontrare facilmente nella pianura di Valdés, così come nel resto del territorio patagonico. E’ un grosso uccello, imparentato con gli struzzidi africani, che non può volare, ma che usa le ali come timone per gli improvvisi zig-zag con i quali si sottrae ai predatori, come ad esempio il puma. E’ il maschio che costruisce il nido, scavando una buca in terra e proteggendola con rami e foglie. Ancora il maschio si incarica della cova, fino alla schiusa delle uova, alla fine della primavera.   Oltre al bizzarro ñandù, abita la penisola Valdés anche una ricca avifauna. Fra le specie più comuni c’è la gaviota dominicana, un gabbiano che abita permanentemente l’isola, assieme al cormorano negro, di piumaggio nero con riflessi verde-azzurri, la paloma antartica, colomba completamente bianca, e l’ostrero. Altri uccelli che frequentano l’isola sono la garza bruja dal piumaggio grigio, il gaviotìn che annuncia la sua presenza con un grido stridulo, il pato vapor un’anatra così chiamata per il suo modo di andare sulla superficie dell’acqua senza mai alzarsi in volo, e il colorito flamenco che approfitta della bassa marea per alimentarsi.

 

Approfondimento : Patagonia, appena diecimila anni di storia

 

I più antichi manufatti e le opere d’arte rupestre che si possono osservare in moltissime caverne della Patagonia testimoniano la presenza dell’uomo già diecimila anni fà. A una civiltà posteriore appartengono invece le incisioni di labirinti e di figure geometriche sulle pareti delle caverne diffuse nelle zone più settentrionali della Patagonia.

La più importante etnia indigena in Patagonia era quella tehuelche (o patagona). Questo popolo nomade di cacciatori si muoveva soprattutto nelle grandi pianure. Le coste meridionali della Terra del Fuoco argentina erano invece popolate dagli ona, in due distinte tribù, gli haush e gli shelknam.

I primi europei arrivarono sulle cinque navi spagnole del navigatore portoghese Ferdinando Magellano. Verso la fine dell’ottobre 1520 le navi si avventurarono in uno stretto che venne chiamato di Todos los Santos e sbucarono nell’Oceano Pacifico. E’ lo stesso che più tardi fu ribattezzato col nome dello scopritore portoghese. Mezzo secolo più tardi imperversò in queste acque il corsaro Francis Drake e nel 1587 il pirata inglese Thomas Cavendish distrusse da queste parti una flotta di 19 navi spagnole impossessandosi di un cospicuo bottino. Nel XIX secolo arrivarono i coloni gallesi che scrissero un’importante pezzo della storia della Patagonia. I primi centocinquanta sbarcarono nel marzo del 1865 dal veliero Mimosa, e dopo solo pochi fondarono la città di Puerto Madryn. Altri li seguirono, alla ricerca di quella libertà e autonomia che gli erano negate in patria dagli amministratori inglesi. Il flusso di gallesi continuò con poche interruzioni fino agli inizi del Novecento e vennero costruite altre città: Rawson, Trelew, Dovalon. Con la scomparsa degli indiani si moltiplicarono i pascoli destinati all’allevamento degli ovini da lana (circa 25.000.000 di capi).

Nel 1907 venne trovato il petrolio in Patagonia. La città di Comodoro Rivadavia si sviluppò molto rapidamente grazie al greggio e questa volta arrivò in Patagonia un’ondata di boeri del Transvaal sconfitti dagli inglesi in Sud Africa. Nei primi decenni del ‘900, attivisti anarchici italiani, tedeschi e spagnoli, animarono un vasto movimento rivendicativo, represso nel sangue dall’esercito. La storia più recente della Patagonia segue le sorti, nel bene e nel male, dell’intera nazione Argentina.

 

di Alfredo Somoza

commenti
  1. Ah ! stupendo !
    La Patagonia uno dei nostri sogni. Le tante passate letture e adesso questo tuo scritto che risveglia il nostro desiderio di partire.

  2. Alfredo Somoza ha detto:

    Non resta che organizzarsi… Le balene arrivano a Valdes verso la fine di ottobre, a fine novembre sono nate le piccole.

  3. […] frequentare Bayer in più occasioni a Buenos Aires. Per leggere tutto cliccate qui. Segnalo infine una suggestiva descrizione della patagonica Penisola di Valdés: l’autore è Alfredo Somoza, giornalista esperto di politica internazionale (specie […]

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