Le contraddizioni di Washington

Pubblicato: 11 gennaio 2025 in Mondo
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La seconda presidenza Trump potrebbe infliggere un colpo definitivo alla globalizzazione iniziata negli anni ’90 del secolo scorso. Ma, al suo interno, l’amministrazione che si sta per insediare a Washington sta covando contraddizioni che potrebbero smentire questo pronostico. Per ora, il presidente eletto ha parlato solo di dazi da applicare in modo punitivo praticamente a tutti i principali fornitori degli Stati Uniti. Messico e Canada, i primi due partner economici del gigante americano, sono stati minacciati con dazi del 35% sulle loro merci perché non farebbero abbastanza per contrastare narcotraffico e immigrazione verso gli USA. Accusa ridicola se si pensa al Canada, meno per il Messico. Tuttavia, come ha ricordato la presidente messicana Claudia Sheinbaum, le merci esportate dal suo Paese sono per la maggior parte prodotte da aziende statunitensi che, negli anni, hanno delocalizzato oltreconfine. L’effetto boomerang è quindi garantito. Lo stesso si può dire circa i dazi minacciati contro la Cina, una politica già intrapresa da Trump nella sua prima presidenza. Peccato che, alla fine, con la ritorsione cinese a rimetterci siano stati proprio gli Stati Uniti. Poi c’è l’Europa, che ha una bilancia in attivo negli scambi con gli USA, malgrado l’aumento dell’import di gas liquefatto a stelle e strisce per sostituire le forniture russe. Ma con il Vecchio Continente si pone un’altra questione vitale: riguarda la NATO, che Trump vorrebbe fosse maggiormente finanziata dai Paesi europei.

Sono numerosi, dunque, i fronti che confermano la cultura isolazionista e protezionista del nuovo inquilino della Casa Bianca, una cultura che cozza con le regole che gli stessi Stati Uniti hanno imposto al mondo negli ultimi decenni per favorire la globalizzazione. A questo punto, l’elefante nello studio ovale è rappresentato dagli oligarchi dell’high-tech statunitense, multimiliardari a capo dei maggiori gruppi economici mondiali, a partire dal fido Elon Musk. Il mondo nel quale questi imprenditori hanno potuto costruire la loro posizione dominante, arrivando in alcuni casi a stabilire veri e propri monopoli, è l’opposto di quello chiuso e isolazionista che sogna Trump.

Bezos, Zuckerberg, Musk hanno potuto crescere in mancanza di regolamentazione grazie alle caratteristiche del mondo modellato da Washington alla fine della guerra fredda. Nessun problema per spostare capitali, nessun problema per eludere il fisco locale, nessun dazio o barriera a penalizzare i loro prodotti. Come potrebbero mantenere il loro primato in un mondo che, inevitabilmente, risponderebbe alle chiusure statunitensi con altre chiusure? Quante automobili venderebbe ancora Musk, quanti contratti per i suoi servizi di internet satellitare potrebbe firmare, quanto tempo ci metterebbero i Paesi colpiti dai dazi di Washington a ostacolare, fiscalmente parlando, le attività di Amazon o di Meta?

Insomma, se Trump pensa di favorire il suo elettorato chiudendo l’economia statunitense, i suoi grandi finanziatori la vedono diversamente. Si potrebbe aggiungere che colpire con dazi l’import cinese andrebbe a svantaggio dei ceti più deboli negli Stati Uniti, che spesso possono permettersi soltanto i beni a basso costo in arrivo da Pechino.

Sono tempi difficili per i populismi di ritorno, che culturalmente vorrebbero tornare all’autarchia e allo statalismo, ma che devono fare i conti con un mondo che è cambiato nel quale le contraddizioni sono immense, a cominciare dalla prevalenza dell’economia sulla politica. La mano invisibile del mercato, per tanti anni presentata come l’unico strumento di regolamentazione dell’economia e della società tutta, non può sostituire la politica e non può avere gli stessi interessi e le stesse priorità; ma gli strumenti finora adoperati dai governanti per recuperare spazio sono risultati goffi, datati e spesso inapplicabili.

commenti
  1. Avatar di carlo carlo ha detto:

    … già, a tutto questo si aggiunge che l’UE è impreparata. E l’Italia è alle prese con i conflitti sociali che fanno perdere di vista gli enormi problemi di globalizzazione e di guerre. Siamo in tempi veramente brutti e la maggior parte delle persone non se ne rende conto ! Ci sono Governanti che gettano benzina sul fuoco, mi riferisco a Grabrielli e a Sala con le loro dichiarazioni. Speriamo bene, saranno i nostri figli e i nostri nipoti affrontare queste difficoltà, purtroppo Carlo Confalonieri tel. 335 49 05 09

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